Anziano a chi? Per i geriatri oggi si è anziani dopo i 75 anni

1 dicembre 2018
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Italiani per sempre giovani. O forse, sempre meno vecchi. Da oggi (30 novembre 2018) si è ufficialmente “anziani” dai 75 anni in su. E l’Italia, nonostante il calo delle nascite, si scopre più giovane dopo la svolta arrivata al Congresso nazionale della Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg) che si tiene a Roma. “Un 65enne di oggi ha la forma fisica e cognitiva di un 40-45enne di 30 anni fa. E un 75enne quella di un individuo che aveva 55 anni nel 1980”, ha spiegato Niccolò Marchionni, professore ordinario dell’Università di Firenze e direttore del dipartimento cardiovascolare dell’Ospedale Careggi. E i dati demografici confermano che in Italia l’aspettativa di vita è aumentata di circa 20 anni rispetto alla prima decade del 1900. Non solo, larga parte della popolazione tra i 60 e i 75 anni è in ottima forma e priva di malattie per l’effetto ritardato dello sviluppo di malattie e dell’età di morte.
L’obiettivo dei geriatri è dare una definizione dinamica del concetto di “anzianità” che oggi si adatti alle mutate condizioni demografiche ed epidemiologiche. E tenendo contro che scientificamente si è anziani quando si ha un’aspettativa media di vita di dieci anni. Secondo le attuali statistiche la longevità delle donne è di media di 85, contro gli 82-83 per gli uomini. “Del resto la realtà è sotto gli occhi di tutti una persona che ha 65 anni ai giorni nostri non si riesce proprio più a percepirla come anziana”, conclude Marchionni.
In Italia c’è una “bomba dell’invecchiamento”, pronta a esplodere già dal 2030 se non adeguatamente gestita. E innescherà tra l’altro un circolo vizioso: l’aumento della vita media causerà l’incremento di condizioni patologiche che richiedono cure a lungo termine e un’impennata del numero di persone non autosufficienti, esposte al rischio di solitudine e di emarginazione sociale. In questa maniera crescerà inesorabilmente anche la spesa per la cura e l’assistenza a lungo termine degli anziani, ma anche quella previdenziale, mentre diminuirà la forza produttiva del Paese e non ci saranno abbastanza giovani per prendersi cura dei nostri vecchi. Infatti, oggi tre lavoratori hanno sulle spalle un anziano, domani saranno solo in due a sostenerlo.

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