Ictus in aumento tra i giovani ma si può prevenire

14 marzo 2019
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La recente morte di Luke Perry ha acceso i riflettori sul grave, e sempre più diffuso, problema dell’ictus giovanile. Erroneamente, spesso, si ritiene che questa malattia riguardi soltanto soggetti anziani ma nonostante la probabilità di malattia aumenti con l’aumentare dell’età, possono esserne colpiti anche i giovani. In Italia si calcola che circa 12.000 soggetti di età inferiore a 55 anni ne vengano colpiti ogni anno.

Nei giovani più spesso che negli anziani l’ictus si presenta nella sua forma più grave, cioè come emorragia intra-cranica (lacerazione spontanea di un’arteria intra-cranica con fuoriuscita di sangue a pressione elevata), che ha un tasso di mortalità più che doppio rispetto alle peraltro molto più frequenti forme ischemiche (dovute ad occlusione di un’arteria cerebrale). Nel caso di Luke Perry sembra, in effetti, essersi trattato di un’emorragia cerebrale. Questo tragico evento, che ha avuto grande risonanza mediatica, dovrebbe stimolare la popolazione a prestare maggior attenzione alla correzione di quei fattori di rischio modificabili che aumentano la probabilità di malattia.
In ogni caso, si potrebbero azzerare o ridurre drasticamente gli effetti invalidanti dell’ictus con delle cure adeguate prestate nelle primissime ore dall’inizio dei sintomi.

Ma come riconoscere i sintomi di questa malattia?
Prima di tutto i segnali hanno la caratteristica di essere improvvisi: quindi un fortissimo mal di testa, al di fuori della norma, può indicare la presenza di una emorragia cerebrale. Oppure, se non si riesce a muovere braccio e gamba, o lo si muove con difficoltà, se si perde la sensibilità di un arto, se si ha difficoltà a parlare, se i muscoli del viso si muovono in modo diverso sorridendo, se la vista scompare per metà o si vede nero, è facile che sia in corso un ictus.

Che cosa fare?
Fondamentale è il trattamento trombolitico, che, se effettuato entro le 4/5 ore dall’inizio dei sintomi in un’Unità Emergenza Ictus (Stroke Unit), permette a circa un terzo delle persone, colpite da Ictus ischemico, di rientrare, nel giro di pochi giorni, alle proprie abitazioni, completamente guarite, mentre un altro 50% è in grado di tornare a casa in buone condizioni funzionali. Quindi appare evidente che appena si sono manifestati i primi sintomi, bisogna immediatamente chiamare il 118, segnalando i sintomi, o recarsi a un pronto soccorso.

Come prevenire?
L’ictus giovanile è la malattia neurologica più frequente dopo il trauma cranico; ad alcuni fattori di rischio “tradizionali” come ipertensione, fumo ed aumento del colesterolo, ne va aggiunto uno nuovo, l’uso di droghe, dalle anfetamine alla cocaina.
Tra le condizioni, poi, più a rischio di ICTUS, la fibrillazione atriale, l’anomalia del ritmo cardiaco più diffusa, è responsabile del 20% degli ictus. Curando la fibrillazione atriale è possibile evitare 3 ICTUS su 4 dovuti a questa patologia, ovvero circa 30.000 casi di ICTUS ogni anno in Italia.

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