Dopo un anno di pandemia, i cittadini sono ancora costretti a destreggiarsi per riconoscere quali sono realmente affidabili e sicure e quali contraffatte e che, potenzialmente, possano metterli a rischio. In questi giorni stiamo assistendo su alcune testate giornalistiche e in alcuni servizi televisivi accese discussioni sulle mascherine Ffp2. Facciamo chiarezza.
Il certificato turco garantisce la conformità delle Ffp2?
La segnalazione è partita da una società altoatesina di import export sull’asse Italia-Cina che ha fatto analizzare diversi modelli: le mascherine Ffp2 provenienti dalla Cina e vendute con il certificato di conformità con il numero CE2163 quello della Universalcert un laboratorio di Istanbul, non soddisfino, a detta loro, i requisiti di sicurezza necessari.
L’Ente certificatore con sede in Turchia afferma il contrario: «sono tratte da dichiarazioni rese da una specifica azienda commerciale, con un evidente conflitto di interessi e che asserisce di aver eseguito dei test dei quali – su nostra richiesta – non ha fornito evidenza, e che potrebbero non essere stati eseguiti da laboratori accreditati e con le corrette procedure».
Nel frattempo, anche l’Iss ha lanciato un alert in merito: «Le mascherine Ffp2 – afferma Paolo D’Ancona, medico epidemiologo dell’Istituto superiore di Sanità – vanno sempre acquistate in canali ufficiali, come le farmacie o i supermercati, controllando che all’esterno ci sia scritto “a norma Uni En149:2001”, per essere sicuri che si tratti proprio di una mascherina Ffp2. E bisogna diffidare in caso si evidenzino difetti di qualità, come la mancata aderenza al volto, il distacco degli elastici o forme differenti tra una mascherina e l’altra».
Ora la vicenda è all’attenzione dell’ufficio Antifrode dell’Unione Europea (Olaf).
Spetta all’Olaf chiarire se la responsabilità è di alcuni produttori o della Universalcert che, nelle comunicazioni con i propri clienti che chiedevano delucidazioni, ha ribadito la correttezza delle proprie procedure di controllo sostenendo di essere vittima di un complotto orchestrato da aziende concorrenti.
Interpellato anche il ministro della Salute Roberto Speranza in un’interrogazione sul caso che ha detto di avere piena fiducia nei controlli dell’Inail sui dispositivi di protezione presenti sul mercato italiano.
Fofi e Federfarma: chiarimenti per non perdere la fiducia dei cittadini
In questo contesto di indagini ancora in corso, la Federazione degli Ordini dei Farmacisti e la Federfarma hanno richiesto alle Amministrazioni competenti chiarimenti, con un focus sulla fiducia dei cittadini nei Dpi e nelle farmacie come canale di fornitura degli stessi: “Tali notizie – si legge in una nota congiunta – se confermate, rischiano di incidere negativamente sulla fiducia dei cittadini nei dispositivi di protezione, che costituiscono oggi più che mai un elemento fondamentale del sistema di prevenzione del contagio, nonché di mettere in difficoltà le farmacie e i farmacisti, a cui sicuramente non compete l’accertamento della veridicità delle certificazioni rilasciate da enti che risultano autorizzati a livello europeo e sono la condizione per la loro commercializzazione”.
La Federazione degli Ordini dei Farmacisti e la Federfarma attendono quindi con fiducia dalle autorità competenti tempestive indicazioni per poter fornire informazioni corrette ai cittadini.