tunnel carpale

29 ottobre 2021
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Il tuo medico di famiglia ti ha detto che probabilmente il formicolio e dolore che provi alle dita della mano è dovuto all’infiammazione del “tunnel carpale” e ora stai cercando informazioni sul web? Sei nel posto giusto. Oggi, infatti, parliamo della sindrome del tunnel carpale, su come riconoscerla e, soprattutto, su come curarla.

Cos’è la Sindrome del tunnel carpale?

La Sindrome del Tunnel Carpale è un disturbo da compressione nervosa molto diffusa che provoca un senso di intorpidimento e formicolio spesso accompagnato da dolore, a polso, mano e dita, ed è dovuta, appunto, alla compressione del nervo mediano all’altezza del polso, nel suo passaggio attraverso il tunnel carpale provocando, di conseguenza, una neuropatia periferica con diminuzione del flusso sanguigno che, a sua volta, porta a limitare la conduzione nervosa generando una serie di sintomi tipici.

Tunnel carpale: i sintomi

L’infiammazione del tunnel carpale genera dolore generalmente in maniera graduale e discontinua: capita che, nelle ore notturne possa peggiorare soprattutto se si dorme con il polso piegato. I disturbi più comuni includono:

  • formicolio, intorpidimento, bruciore e/o dolore delle dita della mano:
    a risentirne sono principalmente il pollice, il dito indice, il medio e l’anulare. Il disturbo può anche essere associato a dolore e, talvolta, si può avvertire una scossa elettrica nelle dita. Dolore e formicolii possono diffondersi lungo il braccio verso la spalla.
  • debolezza del flessore del pollice:
    l’aumento di pressione sul nervo mediano o il suo schiacciamento che sono all’origine della sindrome tunnel carpale possono ridurre la forza della presa del pollice e una ridotta sensibilità alle dita (ovviamente questo può capitare sia per la mano sinistra che per la mano destra o, addirittura, per entrambi gli arti).

In genere i pazienti, soprattutto nella fase iniziale, riferiscono un dolore più intenso la notte, con alterazione del sonno ed è tipico “scuotere la mano” per cercare di alleviarli o per cercare di “svegliare” le dita dall’intorpidimento.

Cause della sindrome del tunnel carpale

Abbiamo già detto che la sindrome del tunnel carpale è dovuta a qualsiasi stimolo che comprima o irriti il nervo mediano nello spazio del tunnel carpale. Questo “schiacciamento” può essere causato da:

  • restringimento del tunnel carpale stesso, tale da ridurre lo spazio per tutti gli elementi che attraversano, appunto, il canale anatomico (nervo mediano compreso);
  • ispessimento della guaina sinoviale che ricopre i tendini dei muscoli flessori transitanti per il tunnel carpale causando, anche in questo caso, a una riduzione della spazio riservato al nervo mediano del polso.

Nella maggior parte dei casi, comunque, non esiste una singola causa.
La sindrome del tunnel carpale colpisce soprattutto le donne con una incidenza nove volte superiore rispetto agli uomini. Spesso la patologia compare durante la gravidanza o nel periodo subito successivo alla menopausa. Le cause della patologia possono essere di varia natura e anche sovrapporsi e, per curare la neuropatia, il primo passo è individuarle:

  • La predisposizione anatomica alla patologia: le persone con il canale carpale molto stretto è più predisposto alla sindrome, anche se questa regola non è assoluta; ci sono, infatti, individui che, pur avendo un tunnel carpale molto stretto, non hanno mai sviluppato alcun disturbo correlato.
  • Ereditarietà: non è stato ancora dimostrata l’ereditarietà della patologia, però è frequente individuare la condivisione della patologia in una stessa famiglia. Questa causa si rifà probabilmente a quella della predisposizione.
  • Il sesso: secondo i dati statistici, la sindrome del tunnel carpale è più frequente tra le donne; il motivo di ciò, tuttavia, è ancora da chiarire.
  • La gravidanza: l’incidenza della sindrome del tunnel carpale tra le donne incinte è molto elevata; correlazione, probabilmente, dovuta al fenomeno della ritenzione idrica (dovuto ai cambiamenti ormonali) che caratterizza la gestazione, in particolare gli ultimi mesi della gravidanza. Se questa è la causa i sintomi svaniranno poco dopo il parto.
  • Alcune patologie: diabete, insufficienza renale, ipotiroidismo, artrite reumatoide, obesità. Tutte queste patologie influiscono sulla regolazione degli ormoni o generano ritenzione idrica che, a sua volta, può provocare gonfiore e quindi una diminuzione nello spazio del tunnel carpale. In questi casi la cura dovrà concentrarsi sulla patologia che causa la sindrome e non direttamente sul tunnel carpale.
  • Traumi o fratture del polso: se in seguito ad un trauma o una frattura si modifica l’anatomia del polso, può accadere che il nervo si ritrovi compresso mentre prima aveva lo spazio necessario o in una degenerazione tendinea.
  • Particolari attività manuali: nonostante non esistano, al momento, prove scientifiche a riguardo, sembra che alcuni movimenti ripetuti delle mani e del polso possano generare microtraumi a livello del canale carpale creando una sofferenza di ciò che vi transita attraverso.

Tunnel carpale: come diagnosticarne la sindrome?

Soprattutto per la varietà delle cause, una diagnosi corretta è fondamentale per impostare il giusto trattamento e curare i sintomi. Non basta riconoscere la patologia ma serve anche capire da cosa è causata.
Gli specialisti a cui un paziente con i sintomi descritti può rivolgersi sono l’ortopedico chirurgo della mano, il fisiatra o il fisioterapista.

La diagnosi della sindrome del tunnel carpale è essenzialmente clinica ed è supportata sempre dall’utilizzo dell’elettroneurografia ed elettromiografia. Quest’ultima risulta fondamentale per confermare una lesione del nervo mediano, localizzare la lesione nel tunnel carpale piuttosto che in un altro sito ed escludere altre cause di neuropatia.
Radiografia e/o Tac delle mani potrebbero essere utili per escludere altre cause di dolore, quali artrosi o fratture. Potrebbe esser richiesta anche una risonanza magnetica per una visualizzazione del nervo mediano e dei suoi collegamenti con le altre strutture del tunnel carpale e, in particolare, per la corretta individuazione dell’adesione o della compressione del nervo.
Nella diagnosi della sindrome del tunnel carpale potrebbe essere utilizzata anche un’ecografia per rilevare l’ispessimento del nervo mediano, l’appiattimento del nervo all’interno del tunnel e l’arco del legamento trasverso del carpo. Infine, non è raro che lo specialista possa richiedere delle analisi di laboratorio quando si teme che la sindrome del tunnel carpale sia sostenuta da una patologia non ancora diagnosticata (per esempio, una forma di diabete)

Cure e terapie

Nelle prime fasi della sindrome del tunnel carpale il trattamento sarà di tipo conservativo, se la patologia è lieve, moderata.
Il fisioterapista in genere può intervenire con laserterapia in fase acuta per ridurre il dolore e l’infiammazione e poi per agevolare lo scorrimento tendineo e nervoso iniziare trattamenti di terapia manuale per la mobilizzazione delle ossa carpali e dei tessuti molli miofasciali.
Contemporaneamente, il paziente dovrà apportare delle possibili modifiche nelle abitudini lavorative (ad esempio) se sono queste la causa della patologia, e dei semplici esercizi da fare a casa per ridurre i sintomi; utilizzare un tutore per il polso (chiedi in farmacia tutore tunnel carpale) aiuta a ridurre la pressione all’interno del tunnel e di conseguenza migliora la sintomatologia soprattutto durante la notte.
Nella terapia conservativa rientrano anche farmaci o infiltrazioni di cortisone, anche se non risolutivi, per ridurre infiammazione e alleviare il dolore del nervo carpale.

Se il dolore è intenso o se i muscoli sono atrofizzati o indeboliti, l’intervento chirurgico rappresenta la soluzione migliore per eliminare la compressione sul nervo mediano e produce alti livelli di soddisfazione, miglioramenti della qualità della vita e risultati eccellenti nel 75% dei soggetti.

L’operazione per la sindrome del tunnel carpale consiste nel tagliare la fascia di tessuti che racchiude il nervo mediano e i nove tendini. Si tratta di un intervento poco invasivo e relativamente semplice. Dopo l’operazione le recidive sono rare (1,8% dei casi), sempre che venga fatta bene la riabilitazione post-intervento, necessaria per consolidarne la buona riuscita.

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