Alzheimer, scosse magnetiche per riaccendere ricordi

24 agosto 2018
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La nuova speranza arriva da una tecnica con scosse magnetiche, ma non invasiva, sperimentata negli Usa dalla Northwestern University di Chicago su un gruppo di 16 volontari, in uno studio pubblicato su ‘Science Advances’. La metodica – che utilizza una grande bobina posizionata sul cuoio capelluto, per agire nel cervello sulle aree della memoria – si è dimostrata in grado di aumentare la capacità dei pazienti di ricordare le connessioni fra diverse fotografie, con un effetto che dura almeno 24 ore dopo la stimolazione.
Se il successo fosse confermato, potrebbe aprirsi “un trattamento rivoluzionario contro la perdita di funzioni cognitive” associata, oltre che alla demenza, a “invecchiamento, ictus, traumi cranici”. Joel Voss, docente di neurologia alla Northwestern e autore senior dell’esperimento, spiega che “poter manipolare i circuiti della memoria in questo modo molto specifico è certamente promettente per intervenire nei disturbi della memoria insorti per varie cause. Poter usare una stimolazione non invasiva per potenziare l’eccitabilità del circuito cerebrale bersaglio – precisa – significa far fare a questo circuito quello che fa naturalmente durante la formazione dei ricordi”.
La stimolazione magnetica transcranica (Tms) dirige un campo magnetico su un’area specifica del cranio, per indurre una corrente elettrica nel cervello. In medicina viene usata per valutare l’attività cerebrale in casi di ictus, sclerosi multipla, Sla e altre condizioni, e si è visto che allevia per esempio alcune forme di depressione.

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